STAMPE GIAPPONESI: LA QUINTESSENZA DEL SOL LEVANTE

Quando si parla di Giappone tradizionale, a cosa si pensa di solito? Alle geishe, ai samurai e ai fiori di ciliegio. Chi ama l’arte conoscerà anche le stampe ukiyo-e “immagini del mondo fluttuante” e l’influenza che hanno avuto sull’arte occidentale, soprattutto sui pittori impressionisti.

A rappresentare i grandi maestri della grafica giapponese nell’edizione di Brocantage, che si terrà al Parco Esposizioni Novegro dall’11 al 13 novembre, ci sarà Elisabetta Rollier, appassionata collezionista di stampe giapponesi, che esporrà i grandi maestri della xilografia giapponese dell’800 e primi del ‘900.

Grazie al contributo di Elisabetta Rollier, ti proponiamo una piccola retrospettiva su questo importante tassello dell’arte orientale, che continua ad affascinare tantissime persone in tutto il mondo.

Stampe giapponesi: Hokusai e Hiroshige

Katsuhika Hokusai (1760-1849) e Utagawa Hiroshige (1797 – 1858) sono sicuramente gli artisti più conosciuti. Il primo è noto soprattutto per “La grande onda di Kanagawa” ed “Il Fuji rosso” della serie delle 36 vedute del Fuji, opere tra le più conosciute al mondo (che Elisabetta Rollier proporrà in edizioni del XX secolo). Hiroshige, coevo ed al pari di Hokusai per bravura, è conosciuto dagli impressionisti per due xilografie famose (entrambe facenti parte della serie “Cento vedute famose di Edo”), come “L’acquazzone sul ponte di Ohashi” ed “I fiori di pruno di Kameido”, che sono state poi riprodotte dal grande Vincent van Gogh.

La grande onda di Kanagawa

L’opera è stata realizzata alla fine del 1831, è una xilografia policroma ed è rimasta impressa nell’immaginario del pubblico come la stampa giapponese più famosa in assoluto.

Con il Monte Fuji in lontananza sullo sfondo, la grande onda si erge con impeto e violenza. Le sue increspature, che ricordano dei piccoli tentacoli, producono degli schizzi che, tramite un gioco di prospettiva, sembrano cadere sulla montagna sacra come fiocchi di neve.

Nel frattempo, tre imbarcazioni (dette “oshikuri”) sfidano eroicamente il fenomeno naturale sul mare al largo di Kanagawa per portare a termine il loro compito, ossia consegnare il pesce al mercato di Edo. In questo frangente, i rematori si curvano in avanti per resistere all’imponente forza che li sta travolgendo.

Dal punto di vista cromatico, il blu di Prussia importato dalla Cina viene mischiato con maestria al blu indaco tradizionale per rendere al meglio i colori del cielo e del mare.

La stampa diventa estremamente popolare anche nella sua epoca di realizzazione: a poco più del prezzo di una doppia porzione di pasta, infatti, a Edo era possibile acquistare un’immagine della “Grande onda”.

Il Fuji Rosso

Anche quest’opera è stata prodotta alla fine del 1831, è una xilografia policroma ed è sicuramente una delle illustrazioni giapponesi più iconiche dell’epoca.

In questo caso Hokusai, che omaggia in numerose occasioni il monte Fuji dal momento che lo ritiene un talismano della longevità, ritrae la montagna sacra nel periodo tardo – estivo. In questo periodo, nello specifico, sulla cima della montagna sacra è rimasta pochissima neve a causa del clima dei mesi più caldi dell’anno. Il Fuji è ripreso dal suo lato orientale nell’istante in cui i raggi del Sole mattutino che sorgono dall’Oceano Pacifico danno un colore rosaceo alla cenere. Le nuvole sono disposte secondo lo schema delle “nuvole – sardina” e si muovono verso nord come se fossero un banco di pesci.

La stampa originale utilizza il rosa per colorare la montagna e il celeste per il cielo mentre la versione con il Fuji Rosso, quella di cui stiamo parlando, presenta un marrone-rossastro più acceso sul monte che contrasta con il blu scuro del cielo.

L’acquazzone sul ponte Ohashi

La stampa, che è tra le più celebri di Hiroshige, è stata prodotta nel 1857 ed è una xilografia policroma.

L’opera rappresenta uno scenario piuttosto comune nel Sol Levante: i passanti del ponte Ohashi vengono colti di sorpresa da un acquazzone e fanno il possibile per ripararsi con i loro ombrelli e cappelli di paglia. In lontananza a sinistra, un barcaiolo sta attraversando il fiume Sumida per raggiungere il deposito di legname di Fukagawa (un ottimo rifugio dalla pioggia). Sullo sfondo, inoltre, viene mostrata la zona portuale di Atake, nota anche per aver ospitato il vascello governativo Atakemaru.

Versione originale di Hiroshige

Dal punto di vista stilistico, è impressionante l’utilizzo di linee sottili di pioggia per creare un effetto immersivo negli occhi dell’osservatore.

Versione di Van Gogh

I fiori di pruno di Kameido

L’opera, un’altra xilografia policroma, è stata realizzata nel 1857 ed è una delle stampe giapponesi più amate dal pubblico occidentale.

In un cielo dalle variopinte tonalità bianche, rosa e rosse, si staglia un pruno maestoso ma dalla forma inusuale. Questo albero, che si trova nel parco che apparteneva al facoltoso commerciante Iseya Hikoemon, è noto come Garyubai (che significa “Il pruno del drago addormentato”).

Nella “Lista dei luoghi celebri di Edo” viene descritto così:

“Esso assomiglia davvero ad un drago in terra. I rami s’intrecciano e sembrano trasformarsi in un nuovo tronco. L’albero si estende verso destra e sinistra. L’aroma dei fiori fa dimenticare quello delle orchidee, il bianco luminoso dei fiori stretti l’uno contro l’altro travolge la sera”.

Versione originale di Hiroshige
Versione di Van Gogh

La raffinata tecnica della xilografia giapponese

Hokusai e Hiroshige, tuttavia, non sono certamente gli unici autori da ricordare: artisti quali Utamaro, Yoshitoshi, Kuniyoshi, Kunisada, Chikanobu e molti altri svolgono ancora oggi un ruolo importante nel mantenere viva un’arte tradizionale, fulcro della storia del Giappone.

La tecnica della xilografia giapponese richiede abilità non comuni per l’intaglio delle matrici in legno, per la sapiente inchiostratura e per la stampa su carta di gelso. Tutte operazioni che, ancora oggi, vengono eseguite dai maestri giapponesi esclusivamente a mano.

La maestria degli intagliatori e stampatori del XX secolo nel mantenere perfettamente integro lo stile degli artisti, nonché l’utilizzo meticoloso di colori e carte tradizionali fanno, anche delle xilografie più recenti, oggetti che nel tempo stanno acquisendo sempre maggior valore.

È quindi fondamentale la volontà dei nuovi editori giapponesi del XX secolo di tramandare alle nuove generazioni le opere del periodo ukiyo-e, che altrimenti sarebbero inevitabilmente destinate a scomparire.

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L’appuntamento è dall’11 al 13 novembre nei padiglioni B e C del Parco Esposizioni Novegro.

Bibliografia

Estratti da conferenze di Elisabetta Rollier

Clark, Hokusai – Oltre la Grande Onda, Torino, Giulio Einaudi, 2018 (Prima edizione)

Sitografia

https://www.artegiapponese.com/lotto-00438.php

https://www.artegiapponese.com/lotto-00435.php