78 GIRI, STEREO8 E DAT: I SUPPORTI AUDIO DIMENTICATI

Che fine hanno fatto il 78 giri, lo Stereo8 e il DAT (Digital Audio Tape)?

Questi supporti audio, a differenza del 33 giri, del 45 giri e della musicassetta, non hanno attraversato un periodo di revival e sono effettivamente caduti nel dimenticatoio, diventando pezzi decisamente appetibili per i collezionisti.

In questa breve retrospettiva vogliamo ripercorrere la loro storia, cercando anche di individuare le ragioni che hanno portato alla loro scomparsa dal mercato.

78 giri

Credits immagine: E-Bay

Il 78 giri, progettato dall’inventore tedesco Emile Berliner alla fine del XIX secolo, è stato il capostipite dei dischi fonografici e ha posto le basi per la realizzazione dei 33 giri e dei 45 giri. Il suo arrivo ha comportato uno step fondamentale per quanto riguarda la registrazione sonora, sostituendo progressivamente il cilindro fonografico brevettato da Thomas Edison nel 1878.

Caratteristiche tecniche

Il suo nome, come si può intuire, deriva dalla velocità di rotazione di 78 giri al minuto e il suo diametro può essere di 10 o di 12 pollici (rispettivamente, circa 25 centimetri e circa 30 centimetri). I primi materiali utilizzati per la produzione sono stati il vetro, la lamina di metallo rivestita di cera, la resina di gommalacca e, dagli anni ’40 in avanti (a causa della penuria di gommalacca legata alla Seconda Guerra Mondiale), il vinile.

Il solco a spirale archimedea permette la registrazione del suono, che può essere riprodotto su un grammofono con una puntina d’acciaio o su un giradischi in grado di supportare i 78 giri e con una puntina di zaffiro o di diamante.

Inizialmente, l’audio poteva essere inciso unicamente su un lato e solo in un secondo momento, grazie alle case discografiche Odeon e Columbia Records, sono stati lanciati i primi 78 giri con due lati riproducibili. In entrambi i casi, era possibile registrare pochi minuti di musica per lato, nello specifico una media di 3 minuti per i 10 pollici e una media di 3 minuti e mezzo per i 12 pollici. La registrazione era inoltre quasi sempre monofonica.

Cenni storici

Il 78 giri ha giocato un ruolo importante nella diffusione globale del jazz: questo genere musicale, infatti, stava vivendo un picco di popolarità negli anni ’20 e ciò è dovuto anche alla sempre maggiore reperibilità di dischi con i pezzi dei musicisti del momento.

I primi 78 giri registrati in Italia risalgono al 1902 e raccolgono dieci brani operistici cantati dal tenore Enrico Caruso (accompagnato al pianoforte da Salvatore Cottone). Tuttavia, questo supporto audio diventerà comune nel nostro Paese solo nel secondo dopoguerra, con varie case discografiche che si occupavano della sua distribuzione. Tra quest’ultime ricordiamo Cetra, La Voce del Padrone, Fonit, Carisch, RCA Italiana, Durium- Telefunken e CGD.

Nella prima metà degli anni ’60 sono stati stampati gli ultimi esemplari concepiti per il mercato di massa e, dopo quel periodo, ne sono stati realizzati altri esclusivamente con un fine nostalgico e celebrativo (come la re-release del singolo Good Vibrations/Heroes and Villains dei Beach Boys pubblicata dalla Capitol Records nel 2011).

La cover della re-release del 2011 del 78 giri “Good Vibrations/Heroes and Villains” dei Beach Boys

Perché è scomparso?

I 33 giri e i 45 giri hanno soppiantato il 78 giri perché proponevano una qualità audio più alta e un minutaggio molto più elevato per ogni lato.

Stereo8

Stereo8 varie all’edizione di Novegro Vinile Expo di febbraio 2024

Lo Stereo8 è stato creato all’inizio degli anni ’60 ed è stato concepito per l’ascolto in auto. In quel periodo, infatti, le vetture cominciavano ad essere dotate di autoradio e si cercava quindi un formato di piccole dimensioni (13.3 cm × 10.2 cm con uno spessore di 2 cm) e comodo da trasportare.

Caratteristiche tecniche

Il supporto è costituito da una cartuccia che contiene un nastro avvolto in modo continuo e ad anello su una singola bobina. In questa struttura entra in gioco un meccanismo che fa sì che il nastro si svolga dal centro e venga recuperato dall’esterno (con il verso dello scorrimento che va da sinistra a destra). Un adesivo metallico indica quando la traccia è finita e fa scattare un elettromagnete che fa partire la traccia successiva.

Il suono, come suggerisce il nome, è registrato su 8 tracce. A differenza delle audiocassette, non bisogna cambiare lato per ascoltare la seconda parte dell’album ma non è possibile fare rewind dei brani: ciò significa che, se si vuole riascoltare una canzone, occorre prima “sorbirsi” tutte le altre. Tuttavia, una volta terminato il full length, non bisogna riavvolgere il nastro perché esso va avanti automaticamente all’infinito.

Per quanto concerne la qualità sonora, invece, lo Stereo8 offre prestazioni migliori rispetto all’audio tape, prestazioni che vengono però “azzoppate” da dei fastidiosi “click” durante l’ascolto. Questi rumori, in particolare, sono causati dal fatto che la cartuccia divide l’audio in diversi programmi: quando l’album non può essere diviso correttamente in questi programmi, è possibile che una traccia venga suddivisa in due di essi facendo scattare un “click” che indica il passaggio da un programma a un altro.

Cenni storici

Lo Stereo8 è stato inventato da un team guidato dall’americano William Powell Lear (noto semplicemente come Bill Lear), proprietario dell’azienda costruttrice di aerei Lear Jet Corporation.

I primi lettori della cartuccia sono stati installati sulle vetture Ford e solo successivamente sono stati distribuiti anche per l’uso domestico.

Nel nostro Paese, questo supporto ha iniziato a circolare dal 1967 in avanti, principalmente grazie alla comparsa delle autoradio Sonar targate Voxson. In questo frangente, le case discografiche italiane più importanti hanno colto la palla al balzo per rilasciare gli album dei loro artisti in formato Stereo8. Tra queste label ricordiamo: Dischi Ricordi, RCA Italiana e la GCD.

La produzione delle cartucce è in grandissima parte cessata nel 1983, ma in alcuni casi vengono ancora rilasciate a scopo nostalgico o celebrativo. Nel 2020, per esempio, l’album di Ginevra Di Marco “Quello che conta – Ginevra Canta Luigi Tenco” è stato distribuito anche in formato Stereo8 (ovviamente con un numero limitatissimo di copie).

Lo Stereo8 “Quello che conta – Ginevra Canta Luigi Tenco” di Ginevra Di Marco (2020). Image credits: Stereo8.net

Perché è scomparso?

La concorrenza della musicassetta ha messo fuori gioco lo Stereo8 per diverse ragioni:

  • la possibilità di riavvolgere il nastro e, quindi, di cambiare traccia senza dover per forza ascoltare l’album dall’inizio alla fine per arrivare alla canzone desiderata
  • le dimensioni ancora più ridotte
  • la qualità audio inferiore controbilanciata dall’assenza di “click” durante la riproduzione
  • la maggiore resistenza
  • la durata massima più elevata: la musicassetta, a seconda della tipologia, può contenere fino a 120 minuti di musica (contro gli 80 minuti dello Stereo8)
  • l’home recording: le audiocassette erano molto utilizzate anche per registrazioni domestiche di vario tipo
  • l’audio tape veniva usato per creare delle playlist da ascoltare in macchina o sul walkman, cosa che non era possibile con lo Stereo8

DAT: Digital Audio Tape

Image credits: Wikimedia commons

Il DAT è stato realizzato da Sony nel 1987 e, nonostante abbia una struttura simile a quella della musicassetta, si distingue per la qualità audio nettamente superiore rispetto agli standard dell’epoca.

Caratteristiche tecniche

Il Digital Audio Tape è formato da un nastro magnetico da 1/8″ e una copertura, ma le sue dimensioni sono di 73 mm di lunghezza × 54 mm di altezza × 10,5 mm di spessore (circa la metà di quelle di una cassetta tradizionale). È in grado di registrare a una frequenza superiore a quella del CD (48 khz/16 bit), permettendo così una fedeltà audio molto alta e priva di compressione digitale.

Un DAT, a seconda della lunghezza del nastro che viene utilizzato, può durare fino a 240 minuti.

Cenni storici

Il Digital Audio Tape ha dei predecessori risalenti agli anni ’70, che non sono però stati concepiti per la produzione di massa. Il primo di essi è il PCM (Pulse Code Modulation), utilizzato nel 1972 in Giappone da Denom, e, in seguito, sono arrivati gli equivalenti progettati dalle aziende statunitensi Soundstream (nel 1976) e 3M (nel 1978).

“The Guitar and Other Machines” (dicembre 1987) della band post-punk inglese The Durutti Column è stato il primo album a essere registrato su questo supporto.

La cover della versione DAT di “The Guitar and Other Machines” dei “The Durutti Column” (1987). Image credits: Discogs.com

Sony ha continuato a produrre il DAT fino al 2015 e si stima che ne siano stati venduti circa 660.000 esemplari dalla sua comparsa sul mercato. Nonostante il suo sound molto pulito, il Digital Audio Tape ha avuto un riscontro commerciale piuttosto esiguo per quanto concerne l’industria musicale, tanto che il suo utilizzo primario è sempre stato quello delle registrazioni in ambito televisivo e cinematografico.

Image credits: orangesystem.it

Perché è scomparso

Tra le motivazioni che hanno portato alla sua scomparsa, possiamo citare:

Conclusione

Nonostante siano quasi completamente in disuso e ormai sempre più difficilmente reperibili, il 78 giri, lo Stereo8 e il DAT hanno comunque fatto la storia dei supporti audio ed è proprio la loro rarità a renderli ancora più curiosi ed affascinanti.

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