CAMPER: PERCHÉ È IN CORSO UNA CRISI PRODUTTIVA?

La pandemia da Covid-19 ha danneggiato quasi tutti i settori economici, in primis quello del turismo nelle sue numerose sfaccettature. In questi ultimi mesi, tuttavia, la situazione sanitaria non è ciò che ha portato a una notevole riduzione nella produzione di camper, una problematica che ha delle origini ben diverse.

Il deficit produttivo, infatti, è da ricondurre a una generale crisi delle materie prime che sta facendo sentire i suoi effetti a livello mondiale.

In vista della prossima edizione di Italia Vacanze (11-13 marzo), vogliamo analizzare insieme a voi questo fenomeno e tirare le somme sulle prospettive del mercato per il futuro.

La penuria di semiconduttori e microchip

La produzione dei camper, nello specifico, è a rilento da diversi mesi per la penuria di microchip e semiconduttori, una carenza che ha interessato, in primo luogo, le automobili e che si è estesa poi anche ad altri mezzi di trasporto.

Le aziende che si occupano del 90% della produzione di camper sul suolo italico sono tutte localizzate in Toscana (tra la Valdesa e il Chianti) e sono legate a tre realtà multinazionali: Rapido, Thor Industries e Trigano. La loro attività è stata sicuramente rallentata dalla mancanza delle materie prime e, di conseguenza, è piuttosto difficile riuscire a star dietro a tutte le richieste dei concessionari e, indirettamente, dei consumatori.

La produzione è stata però azzoppata anche da un altro fattore, ossia l’aumento dei prezzi per le spese dei trasporti (marittimi e non).

In sintesi, la bassa quantità di semiconduttori e microchip rende sempre più costoso il loro trasporto e, come un effetto domino negativo, tutto questo si ripercuote sulla filiera produttiva nel suo insieme.

L’altra faccia della medaglia: il mercato è in crescita

La crisi produttiva, almeno in questo caso, non equivale però a una crisi del mercato di riferimento.

Secondo quanto riportato da Repubblica, infatti, nel 2021 le immatricolazioni dei camper sono salite dell’11,92%, 7.342 unità vendute rispetto alle 6.560 del 2020 (in base ai dati forniti dall’Associazione produttori caravan e camper). Anche i caravan (o roulotte) nel 2021 hanno registrato un piccolo balzo, con un +1,97% nelle vendite in Italia e un +2,8% in Europa rispetto all’anno precedente.

Le ragioni del boom

Ma quali sono i motivi all’origine di questa grande domanda di camper in un contesto di difficoltà nel processo produttivo?

Su due piedi è difficile trovare una risposta esatta ma è comunque possibile formulare delle ipotesi. Secondo il il presidente di Apc Simone Niccolai a Repubblica:

“Il trend molto positivo della camperistica si è confermato con forza nel 2021, segno che il camper sta diventando sempre più uno strumento moderno e glamour per godersi il tempo libero. Nonostante le difficoltà logistiche che la nostra industria sta vivendo, siamo convinti che la camperistica rappresenti un trend in costante progressione perché ha a che fare con le istanze e i bisogni della nuova società: tempo libero, famiglia, voglia di libertà, vicinanza alla natura, cultura. E oggi tutto questo è possibile in camper, con un alto livello di confort”.

Oltre alla diffusione della cultura e dei valori delle vacanze all’aria aperta, il boom dei camper può, paradossalmente, essere ricondotto alla stessa pandemia. Le restrizioni hanno, probabilmente, aumentato il desiderio di libertà delle persone, che vedono nel camper il mezzo emblematico di questa sensazione.

Il punto di vista di Camping Sport Magenta

Insomma, tutto ciò a cui stiamo assistendo è, sfortunatamente, uno scenario da “tempesta perfetta”, ossia una concatenazione di eventi con un effetto decisamente negativo.

Anche Massimiliano Cusmai, titolare di Camping Sport Magenta (azienda di settore che sarà presente come espositore a Italia Vacanze), ha le medesime impressioni sulla problematica e ha voluto raccontare la sua esperienza personale in merito.

“Abbiamo iniziato ad avvertire i primi segnali della crisi produttiva intorno a marzo/aprile del 2021. In quel periodo abbiamo avuto una forte richiesta di mezzi e le prime scorte sono state polverizzate. La penuria di componenti non si è limitata solo ai conduttori e ai microchip. Talvolta, infatti, mancano anche porte, ruote e finestre e ciò fa sì che la consegna dei camper subisca ritardi di diversi mesi. Tra i miei clienti, per esempio, c’è chi è in attesa di un van da settembre del 2021”.

Tutto ciò, come sottolineato dal titolare, si traduce inevitabilmente in un aumento generalizzato dei prezzi:

“I rincari per quanto riguarda la nostra realtà, in media, vanno dal 10 al 15%. Camper che avevano un costo di 50mila euro arrivano quindi a costare oltre 60mila euro e si restringe così la platea di persone che possono permettersi questo tipo di acquisto. Sono aumentati anche i prezzi degli accessori e tutto questo sta accadendo con una domanda che sembra non diminuire. Per cercare di calmierare i prezzi dei veicoli nuovi (in forte salita a causa delle materie prime), noi stiamo abbattendo i nostri margini. Posso dire che, se avessimo avuto il doppio dei camper di cui disponiamo ora, li avremmo venduti tutti”.

Uno sguardo al futuro

Questa lunga fase di crisi avrà mai una fine? I rappresentanti delle aziende di settore non hanno certezze a riguardo e le loro previsioni vanno da un ottimistico arco di tempo compreso tra il 2023 e il 2025 a un momento di stallo potenzialmente infinito. L’opinione di Cusmai:

“Un fattore chiave in questa problematica è anche quello del vertiginoso aumento dei prezzi del trasporto dalla Cina delle ormai poche materie prime. Prima il trasporto di un container aveva un costo che oscillava tra i 2mila e i 5mila dollari. Ora si parla di ben 20mila dollari. Questo rincaro porta necessariamente ad altri rincari a catena, che con grande probabilità saliranno ulteriormente nel tempo. È quindi possibile che la crisi termini solo quando i prezzi aumenteranno a livelli insostenibili rendendo obbligatorio un calo per ripristinare un flusso economico più regolare”.

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