LA MAGIA DEL RESTAURO

ANTIQUARIATO E MODERNARIATO, SIGNIFICANO ANCHE “RESTAURO”. IN ATTESA DI BROCANTAGE ABBIAMO CONVERSATO CON ROBERTO MANDELLI, ESPOSITORE DELLA FIERA NOVEGRINA.

“Vedere la soddisfazione del cliente dopo aver recuperato un mobile antico in cattive condizioni non ha prezzo!”

Ad affermarlo è Roberto, contitolare insieme a Federica Ravasi, di Antichità Ravasi, negozio di antiquariato lombardo in provincia di Lecco, azienda espositrice a Brocantage. Oltre a vendere antiquariato di vario tipo, l’attività meratese fornisce anche un servizio di restauro di mobili in legno, un’arte ricca di segreti e di trucchi del mestiere. Roberto, in vista dell’evento novegrino, ci ha raccontato il suo metodo di lavoro e gli aspetti più affascinanti di questo settore.

L’attività di restauro è complessa

Antichità Ravasi, che ha aperto i battenti nel 1997, oltre alla vendita di mobili italiani e oggetti europei di alta epoca (ma anche di periodi storici più recenti) è specializzata nel restauro.

Come ci si potrebbe immaginare, restaurare un mobile antico non è affatto semplice e richiede tanti anni di esperienza per ottenere un risultato ottimale.

Laboratorio di restauro – Credits: Antichità Ravasi

Il processo per arrivare al prodotto rinnovato, infatti, è suddiviso in più fasi e richiede un’estrema precisione in ogni suo frangente.

“Il primo step è la valutazione iniziale: mi reco a casa del cliente, osservo il mobile che mi deve affidare e controllo tutti i suoi punti critici. In questo modo posso fare un preventivo e anche farmi un’idea di quanto e come devo lavorare – ha spiegato Roberto – Successivamente si passa all’applicazione, con l’uso di un pennello, dell’antitarlo, che viene effettuata a scopo preventivo a prescindere dalla presenza di danni causati dai tarli. Il mobile viene poi avvolto nella carta trasparente per circa 15 giorni (o meno in caso di specifiche esigenze del cliente) per massimizzare l’efficacia del trattamento antitarlo”.

La rimozione della gommalacca e il rimpiazzo del legno mancante

Dopo questi accorgimenti preliminari si comincia a mettere effettivamente mano al mobile, un’operazione che richiede sicuramente un alto livello di maestria.

“I mobili antichi, soprattutto a causa della continua esposizione alla luce e per diversi altri motivi, normalmente, presentano una lucidatura in gommalacca sbiadita. Quest’ultima viene quindi rimossa avendo però cura di non rovinare la patina del legno – ha specificato l’artigiano – In seguito, si cerca di colmare le eventuali lacune del mobile dove sono presenti porzioni mancanti o talmente rovinate da non essere recuperabili. Questa fase comporta delle difficoltà perché non è sempre facile trovare il legno corrispondente e altrettanto antico (es: se il mobile è in ciliegio si cercano delle altre parti in ciliegio e della stessa epoca). La vera sfida è far notare il meno possibile l’intervento di restauro”.

Un’altra foto dell’interno del laboratorio di restauro – Credits: Antichità Ravasi

Il ripristino delle funzionalità del mobile e la lucidatura

Un mobile antico, oltre che esteticamente appagante, deve essere funzionale al suo scopo e il restauro va ad agire anche su questi accorgimenti.

“Gli eventuali malfunzionamenti dei cassetti o di altre componenti vengono risolti. Si parla quindi di sostituzione o di riparazione delle guide dei cassetti, delle serrature e delle bocchette – ha spiegato Roberto- Si procede poi con una nuova lucidatura in gomma lacca a tampone (o in cera, qualora si stia lavorando su un mobile realizzato prima del ‘700) e, anche in virtù del livello di brillantezza richiesto dal cliente, possono essere applicate 4, 5 o 6 mani. Tra gli ultimissimi step prima del termine del lavoro figura la foderatura con la carta degli interni dei cassetti. La durata complessiva di un’operazione di restauro è variabile e cambia a seconda di più fattori, che possono essere le dimensioni dell’oggetto e l’entità dei danni a cui porre rimedio. In media, tuttavia, impiego circa 4/5 settimane per sistemare un mobile”.

Un’arte che si apprende direttamente in bottega

Ma come si diventa restauratore? I percorsi per imparare questa professione sono sicuramente molteplici e, nel caso di Mandelli, la sua formazione si è svolta direttamente sul campo.

“Ho iniziato a restaurare quasi per caso dando una mano a mio suocero e, con il tempo, mi sono appassionato sempre di più – ha raccontato il titolare – Grazie a un corso di Confartigianato Lecco ho appreso tutte le nozioni teoriche e ho poi acquisito sempre più esperienza lavorando in azienda e osservando persone presenti nel settore da più anni rispetto a me. In questo modo ho abbandonato il mio lavoro precedente e ora mi dedico interamente alle attività di vendita di antiquariato e di restauro”.

I punti di forza del restauro

“Le cose che mi piacciono di più del mio mestiere sono il rapporto con i clienti e la scoperta di mobili di valore. È sempre bello anche osservare la reazione di un cliente dopo un lavoro ben fatto”

Volete alcuni esempi? Ecco alcuni prima e dopo che ci hanno presentato Roberto e Federica:

Restauro della cerniera di un baule

Restauro della cornice di un quadro

Restauro di un cassetto

Ti aspettiamo a Brocantage!

Leggere la testimonianza di un restauratore ha stimolato la tua voglia di antiquariato?

Allora non perderti l’appuntamento a Brocantage nel weekend dell’8-10 aprile: ti aspettano tanti espositori ricchi di curiosità di antiquariato e modernariato di ogni tipo.

Ci vediamo presso i padiglioni B e C!