MOSTRA SCAMBIO: TRIBUTO ALLA MOTOM CHE COMPIE 75 ANNI

Mostra Scambio, l’immancabile manifestazione dedicata ad auto, moto, ciclo, ricambi e accessori d’epoca, tornerà al Parco Esposizioni Novegro da venerdì 4 a domenica 6 novembre 2022.

Come di consueto, anche la prossima edizione sarà caratterizzata da una mostra tematica, che in questo caso sarà dedicata ai 75 anni della Motom. La Motom è un iconico marchio italiano e, in attesa dell’evento, vogliamo ripercorrere la sua storia.

Motom: una storia incredibile

Negli anni subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, l’Ingegner Battista Falchetto, già progettista della Lancia, in collaborazione con gli industriali De Angelis Frua, ebbe l’idea di costruire un ciclomotore omogeneo, leggero, robusto ed economico (quasi una piccola motocicletta), di buone prestazioni ed elevata affidabilità ma che restasse nei limiti dei classici 50cc.


Dopo alcuni prototipi nacque il primo Motom, denominato Motomic, presentato al salone di Ginevra del 1947 ed il cui nome è l’abbreviazione di Moto Atomica.


Il Motom era costituito da un telaio stampato con forma ad X, composto da due semigusci abbinati; il serbatoio a saponetta viene inserito fra i due elementi, poco dietro il canotto di sterzo. La provata esperienza automobilistica di Falchetto lo ispira anche nella progettazione del propulsore, dotato di ciclo a quattro tempi messo a punto con il motorista Sola, anch’esso della Lancia.
Ma sono le particolarità del motore Motom che caratterizzano tale veicolo per tutti i successivi anni di produzione. Nello specifico, si trattava di un motore a 4 tempi, monocilindrico, raffreddato ad aria, di buona potenza e con consumi eccezionalmente bassi.

L’identikit del motore Motom

Caratteristiche salienti del motore Motom sono state l’affidabilità, i bassi consumi (75 Km con un litro di benzina) e le buone prestazioni (velocità massima in terza velocità superiore ai 50 Km orari, pendenza massima superabile 22%). Il motore Motom subì negli anni solo delle marginali modifiche (ad esempio la lubrificazione delle valvole in testa), che furono sufficienti a migliorarne sensibilmente le prestazioni, tanto che i modelli sportivi degli anni 60 superavano i 75 Km orari pur mantenendo i consumi incredibilmente bassi.

Tutti ricordano il Motom per la caratteristica del manubrio che presentava concentrati tutti i comandi di guida: la mano sinistra comandava il cambio, frizione e freno anteriore; la mano destra comandava freno posteriore e comando gas.
La messa in moto nei primi modelli era un po’ complessa in quanto richiedeva l’estrazione di un pomello posto del lato destro del carter. Nei modelli prodotti a partire dal 1955, la manovra di inserzione della messa in moto veniva ottenuta portando la manopola del cambio oltre la terza.


La trasmissione del cambio, dapprima a trasmissione a bacchetta, venne sostituita da una a fili. Per quanto riguarda la ciclistica, nel corso degli anni essa subì delle innovazioni fondamentali in quanto, pur rimanendo la struttura ad X del telaio, la sospensione anteriore a molla fu progressivamente sostituita dalla forcella telescopica ed il retrotreno, dapprima rigido, fu dotato di due ammortizzatori a molla.

Il serbatoio e la sella

Il serbatoio nei primi modelli era inserito a saponetta nel monoscocca del telaio; successivamente, per aumentarne l’autonomia, fu adottato un serbatoio a sella. La sella è stata sempre particolarmente comoda per le ampie dimensioni e per il buon molleggio. Nei primi modelli, sul retrosella era presente un bauletto portaoggetti cilindrico, sostituito nei modelli successivi da un capiente bauletto inserito tra telaio e paragrafo posteriore.

Nei modelli sportivi furono studiate delle soluzioni estetiche particolarmente accattivanti come il capolino coprifanale, la sella lunga e il manubrio stretto e ribassato. Ad esasperare questa impronta sportiva furono introdotte le pedane fisse con freno posteriore nello sport junior e nel 51; infine, nel modello 60 S anche il cambio fu spostato sulle pedane.

Seppur il marchio Motom si identifichi con il ciclomotore di 48 cc, la Motom si cimenta anche nella costruzione di motocicli di pregevole finitura: ci riferiamo al Delfino (150 e 160), al 100 Junior e al potente 98. Soluzioni alternative, utilizzanti comunque il prestigioso motore di 48 cc, furono anche la costruzione di un originale motocarro e di una motozappa con abbinabile pompa di irrigazione.

Insomma, nel complesso il Motom è stato un valido esempio di genialità italiana del dopoguerra.

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